Secondo l’ex Capogruppo PS Martino Rossi (CdT 9.5.23) Lugano avrebbe un grosso problema: la gestione dei grandi progetti. E cita come ultimo caso il Polo turistico e congressuale del Campo Marzio Nord, ricostruendo un istoriato lungo 20 anni.
Si potrebbe anche credergli se il LAC non fosse mai nato e se il PSE si fosse sciaguratamente infranto contro lo scoglio del referendum, tra l’altro da lui promosso.
Fortunatamente invece negli ultimi 8 anni il Centro culturale ha dimostrato le sue enormi potenzialità ed è divenuto un fiore all’occhiello di Lugano e del Ticino. E fra qualche anno vedremo finalmente uno stadio moderno (anche grazie a Joe Mansueto) e un palazzetto nuovo di pacca. Ovviamente per i detrattori queste sono solo quisquiglie.
Oltre a ciò dal 2017 il Municipio ha ripreso in mano il progetto del CMN e desidera, fortemente, portarlo a termine. Non perché ha perso la misura delle cose, ma per il fatto che a Lugano manca veramente un centro congressuale moderno e adatto ai tempi che farebbe della città una rinomata meta in questo ambito. L’incremento dei congressi a medio-lungo termine è un obiettivo realistico, favorito dalle nostre ottime condizioni quadro (bellezza paesaggio, clima, sicurezza e servizi all’avanguardia). Un simile volano estenderebbe la stagione turistica a tutto l’anno (un auspicio reiterato dagli albergatori) generando importantissimi indotti socio-economici. Non una panacea a tutti i mali ma quasi!
Forse alcuni non hanno ancora capito che ci troviamo di fronte ad una fase decisiva per la realizzazione del Centro congressuale. Il legislativo cittadino deve dire cosa vuole e soprattutto come vuole farlo. Il Municipio la sua proposta l’ha fatta, ha le idee in chiaro e sa cosa vuole: un nuovo centro congressuale, un autosilo, un albergo, ampi spazi verdi e residenziali di qualità.
Per realizzare tutto ciò si avvale di una collaborazione pubblico-privato, in questo momento l’unica strada percorribile e capace di permettere la sostenibilità finanziaria dell’investimento. Il principio è sempre lo stesso: con le sue forze la città non è in grado di costruire un centro di tali dimensioni, che piaccia o meno. L’unica opzione è quella di rimandare nuovamente tutto alle calende greche, alternativa che il Municipio ovviamente esclude.
È encomiabile l’istoriato di Rossi, ma a noi non importa tanto il passato (e cosa hanno fatto i Municipi degli ultimi 20 anni nel bene o nel male) ma il presente e soprattutto il futuro.
Se in passato si è perso tempo (sulle cui ragioni non mi addentro, alcune anche comprensibili, da ricercare nel dibattito politico di allora), non bisogna più perderne ora e occorre tirare dritti verso l’obiettivo, uniti e consci dell’urgenza di una simile struttura.
Certo, gli ostacoli in politica sono sempre presenti. La cosa essenziale è saperli superare con perseveranza e tenacia, sicuri di fare il bene della collettività. È evidente poi che da noi esiste una moda perlomeno curiosa, quella di chi non fa che critica ad oltranza chi invece fa, si espone e ci mette del suo. Tranquilli: abbiamo le spalle larghe!
Ora bisogna agire a carte scoperte: dichiarare se si vuole un centro congressuale moderno a Lugano o meno. Ma non dire (o peggio, far finta) di si, per poi affossarlo con mille altre ragioni (PSE insegna). E dulcis in fundo sostenere con faccia tosta che il Municipio ha un problema con i grandi progetti.
Roberto Badaracco
Vicesindaco di Lugano
Capo Dicastero Cultura, Sport ed Eventi