Faccia a faccia fra il presidente della Commissione della gestione e il responsabile delle finanze cittadine.

1. A Lugano servono altri risparmi per arrivare al pareggio di bilancio. In quali settori specifici c’è margine per tagliare e in quali invece sarebbe un errore?
Il pareggio dei conti deve rimanere il vero obiettivo permanente dell’esecutivo. Con le cifre in rosso la città perde di velocità e di forza progettuale. Dopo la cura dimagrante di questi anni i margini si sono ridotti. Il progetto di nuova amministrazione (PNA), entrato in vigore dal 1° gennaio, dovrebbe produrre ulteriori razionalizzazioni e sinergie fra i vari settori con altri risparmi. Sul fronte del personale si stanno implementando nuove visioni che daranno effetti finanziari positivi. La vera sfida è però la revisione dei compiti del Comune: quali sono essenziali e quali non urgenti o non di competenza dell’ente pubblico. Sui servizi offerti ai cittadini non bisogna invece fare economie. Forniture su larga scala con cospicui sconti, invece di doppioni e spese inutili.

2. Flussi finanziari tra Lugano e il Cantone: la Città può permettersi di aspettare fino alla riforma del 2020 per avere un sistema più equo?
No. Occorre agire subito ed ottenere dei risultati concreti. Il sistema oggi vigente penalizza il polo urbano e lo indebolisce a scapito di tutto il Cantone. Occorre avviare una revisione totale della legge sulla perequazione, con particolare riferimento al contributo di livellamento delle potenzialità fiscali. Non è normale che Lugano versi quasi la metà del contributo totale cantonale (circa 28 mio su 67). Senza dimenticare che la città eroga diversi servizi a livello regionale e contribuisce negli investimenti per progetti di dimensione sovra comunale. Di questo non si tiene mai conto e non esiste una base legale per chiamare alla cassa i Comuni ricchi della cintura.

3. La Città è stata costretta a limitare gli investimenti al minimo indispensabile. Di quale progetto si soffre più la mancanza?
Costretta poiché altrimenti, senza un controllo sugli investimenti e un loro limite massimo di circa 50-60 mio all’anno (onere netto), l’indebitamento sarebbe continuato a crescere. Ora è obbligatorio fissare delle priorità di intervento (investimenti urgenti, meno e prorogabili). L’altro dato certo è che le grandi opere potranno essere realizzate solo mediante una partecipazione dei privati, con vantaggi per entrambi. Un nuovo polo fieristico-alberghiero al Campo Marzio e un polo sportivo a Cornaredo, con relativo palazzetto dello sport, costituiscono priorità non trascurabili. Ma anche i poli tecnologico, medico, scientifico e delle ernergie rinnovabili potrebbero essere importanti carte da spendere in futuro per la crescita equilibrata dell’agglomerato.

4. Lugano ha mancato l’appuntamento con la formula E. Quali sono stati gli errori della politica, dentro e fuori dal Municipio?
L’errore maggiore del Municipio è stato quello di non condividere in anticipo il progetto con la popolazione, sentendone gli umori. Si è voluto partire in quinta pensando che poi tutto si sarebbe sistemato. Così non è stato e si è rimediata una magra figura. È l’esempio-tipo di come non bisogna agire per promuovere nuovi progetti in città. Più ascolto dei cittadini e meno irruenza e testardaggine.

5. La creazione di un Piano regolatore unico è un’occasione anche per attirare nuovi contribuenti: con quali novità pianificatorie lo si potrebbe fare?
Sono la qualità di vita ed un contesto piacevole in cui vivere ad attirare nuovi contribuenti. Il nuovo PR dovrà regolare in maniera armoniosa gli spazi abitativi, residenziali, amministrativi, industriali e quelli verdi, puntando sulla densificazione e non la cementificazione del territorio. Il nostro contesto naturale è molto pregiato e sarebbe un delitto deturparlo ulteriormente. È indispensabile uno sviluppo edilizio sostenibile e non invasivo. Già oggi i vari PR possiedono ampi margini di crescita e quindi basta sfruttare già quelli esistenti.

6. Lo sviluppo economico può passare anche dalla Val Colla, con il suo patrimonio agricolo, boschivo e paesaggistico: come si può sfruttare questo potenziale?
La Valcolla possiede un enorme potenziale di sviluppo quale area turistica, del tempo libero, dello sport, con percorsi naturalistici pregiati e di scoperta dei prodotti locali e nostrani. Occorre saper promuovere giustamente tutto ciò. Grazie al suo vasto patrimonio boschivo può fungere da importante fonte per la filiera del legno e la creazione di energia nostrana. Oggi sempre più luganesi si spostano in valle per godere delle bellezze paesaggistiche, della tranquillità e dei prodotti del luogo.


Pubblicato sul Corriere del Ticino, 29.02.2016
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