Roberto Badaracco è municipale di Lugano per il Partito liberale radicale dal 2016. Si è quindi da poco lasciato alle spalle una prima legislatura nell’Esecutivo cittadino, quale capo Dicastero cultura, sport ed eventi, in seno al quale si è distinto dimostrando impegno, passione ed entusiasmo per i molti progetti di sviluppo della città legati a questo ambito. Si pensi al LAC in primis, il polo culturale cittadino che rappresenta forse il progetto più ambizioso di Lugano degli ultimi decenni (inaugurato nel settembre 2015), al Polo sportivo e degli eventi e a quello turisticocongressuale, che segneranno la crescita e lo sviluppo sociale, economico e culturale,,nonché sportivo e turistico di tutto l’agglomerato.
Alla luce anche delle recenti restrizioni legate alla pandemia che hanno toccato soprattutto il mondo della cultura e dello sport, abbiamo voluto intrattenerci con lui per riflettere sui mesi passati, sulle conseguenze dirette che avranno su questi
settori, anche per poter sognare e immaginare la Lugano del futuro. Soprattutto perché alla luce della recente e ancora attuale crisi sanitaria, con la pandemia da Coronavirus abbiamo capito quanto le città vivibili debbano essere incentrate sulla sostenibilità, e quanto debbano essere ridisegnate secondo un modello che ci aiuti a vivere meglio.
In sostanza, durante questi mesi di crisi si è aperta una riflessione su un nuovo modello urbano post Coronavirus, anche perché l’utilizzo degli spazi durante la pandemia è cambiato, così come sono mutati il nostro stile di vita e la nostra routine, che ci hanno spinti a scoprire o riscoprire le aree pubbliche e verdi, per ritrovarsi, socializzare e fare attività fisica
all’aperto, godendoci anche diversi momenti di distrazione attraverso svariate proposte culturali.
Ci siamo intrattenuti con il municipale di Lugano, Roberto Badaracco, per parlare di come si potrebbe quindi ripensare la nostra città, non tanto come centro economico e politico ma come luogo in cui affrontare le sfide presenti e future, in vista di una decisa ripresa post-Covid-19.
Partiamo dal LAC, il nostro prestigioso polo culturale cittadino, il cui successo – in soli cinque anni – ha superato ogni aspettativa. Negli ultimi mesi, attenendosi alle diverse misure in vigore per limitare la diffusione del Coronavirus, è rimasto aperto a singhiozzo. La programmazione è stata annullata dall’inizio di novembre all’8 gennaio scorso. Con che spirito si ripartirà quest’anno, avendo anche il peso di una perdita economica di proporzioni drammatiche?
Dopo le ultime misure adottate dal Consiglio federale che, di fatto, rendono impossibile svolgere qualsiasi attività culturale, regna una totale incertezza sulla tempistica di riapertura del Centro culturale. Proprio per non dipendere dai continui e rapidi cambiamenti sul numero di spettatori ammessi agli eventi, fattori questi che rendono impossibile una duratura programmazione degli spettacoli, il Consiglio Direttivo del LAC, assieme alla Direzione, si sono dati chiari principi d’azione per garantire la sostenibilità finanziaria, operativa ed artistica del polo culturale.
L’obiettivo è di contenere il previsto disavanzo in limiti accettabili, impresa difficile dopo l’arresto forzato della stagione artistica di teatro, danza e musica. Dopo un’approfondita analisi si è giunti alla conclusione che una ripresa delle attività artistiche nella Sala Teatro (con una capienza di quasi mille persone) sarà possibile soltanto quando si potranno accogliere al minimo 300 spettatori, condizioni sanitarie permettendo. Questa soglia consente almeno una stabilità finanziaria ed operativa sul medio termine.
Un centro culturale come il LAC – una grande macchina a differenza di altre realtà più piccole – necessita di tempi tecnici adeguati (dalle 4 alle 6 settimane) per permettere alle direzioni artistiche di riformulare i programmi sospesi e rimettere in moto tutte le operazioni connesse alla messa in scena di uno spettacolo, dalla promozione all’accoglienza del pubblico in sicurezza.
Il centro non rimarrà chiuso per gli operatori culturali. Dietro le quinte verrà creato uno spazio per le produzioni, trasformando così la contingenza negativa in nuove opportunità.
Gli spettacoli che verranno creati in questo periodo saranno proposti al pubblico al riavvio delle attività. Inoltre, restrizioni permettendo, si allestirà un’offerta teatrale e concertistica per un pubblico limitato (sotto le 300 persone) nella Hall del LAC. Appena possibile l’attività espositiva del MASI continuerà secondo programma.
La stagione estiva di «LAC en plein air» o il Longlake Festival sono stati rimodellati nel rispetto del contesto vissuto, dando vita ad un programma che ha costellato l’estate di appuntamenti, coinvolgendo cittadini e turisti. Il Longlake Festival si è addirittura protratto anche nel mese di settembre. L’esperienza maturata quanto stravolgerà i piani organizzativi del Dicastero che lei presiede, per i prossimi appuntamenti?
Al di là dei timori e dei dubbi che si potevano ragionevolmente nutrire, soprattutto dopo il duro lock-down durato da marzo fino quasi a giugno, dal profilo degli eventi e della cultura la stagione estiva ha proposto tantissimo e riscosso un insperato successo grazie a format modellati su misura in funzione della situazione pandemica. Vi era, da parte del pubblico, tanta voglia di uscire e di riappropriarsi dei luoghi più belli della città, come il lungolago, le piazze storiche e le vie cittadine. Ma vi era anche tanta fame di cultura e di intrattenimento dopo il forzato isolamento.
Un’estate diversa che ha saputo offrire al pubblico numerose occasioni di svago e di divertimento. Il Festival Longlake ha diversificato le modalità di fruizione, fedele alla propria missione di promozione dell’incontro, della scoperta, e della riflessione a 360 gradi. Una nuova impostazione declinata in una somma di piccoli eventi e molteplici postazioni, con un cartellone diversificato e poliedrico pronto ad adattarsi ai cambiamenti dettati dalle autorità.
Alcune novità sono state molto apprezzate. Dalla possibilità per gli esercizi pubblici di estendere l’uso dell’area pubblica sulle strade e vie, alla chiusura serale del lungolago dal giovedì alla domenica fino a settembre, con i mercatini molto amati dai luganesi. Questa strategia ha fatto felici i commerci, gli esercizi pubblici e gli alberghi. Durante l’estate tantissimi turisti, prevalentemente svizzeri, hanno allegramente riempito la città.
Sicuramente quest’impianto, che si è rivelato di successo, verrà riproposto anche nel 2021 proprio a causa delle incognite legate alla pandemia che sconsigliano grandi eventi con assembramenti di molte persone.
Insieme ai settori del turismo e della gastronomia, quelli culturali e ricreativi sono tra i più colpiti dalla crisi attuale. Eppure, le misure di isolamento e di distanziamento sociale hanno reso anche evidente l’importanza di arte e cultura per il benessere e la salute mentale delle persone. Questo riconoscimento, secondo lei, viene percepito anche a livello politico ed offrirà nuove opportunità per valorizzare il ruolo di arte e cultura?
Il settore culturale e degli eventi è uno di quelli più colpiti dalla pandemia. La sopravvivenza di chi opera nell’arte, teatro, danza e musica è messa in pericolo. Senza spettatori questo mondo muore. Da qui la necessità di un sostegno forte e concreto da parte delle istituzioni. La funzione sociale della cultura è troppo importante per essere dimenticata.
E la prova provata di ciò – e questo è il palese paradosso – è scaturita in questi mesi di isolamento e di distanziamento sociale. L’arte e la cultura hanno dimostrato la loro vitale importanza e la centralità per l’essere umano. In questo periodo difficile essa procura benessere e migliora la salute mentale delle persone. Proprio nel momento in cui le persone erano distanti ed isolate, sentivano crescere in loro un desiderio e una fame di cultura, di intrattenimento e di evasione.
Contrariamente a quanto ci si sarebbe potuti attendere, visti i citati benefici, a livello politico le istituzioni culturali ed artistiche hanno dovuto chiudere per prime, malgrado i severi piani di protezione adottati che permettevano un accesso in completa sicurezza e nessun contagio riscontrato. Cambierà la sensibilità politica su questo tema? Ci si slegherà dal concetto del numero delle persone presenti per passare a quello della sicurezza dei luoghi? Ho forti dubbi al riguardo!
La pandemia ha comunque permesso al mondo culturale di schiudere nuove opportunità davanti a sé. Quella più evidente è l’uso online e in streaming di prodotti artistici e culturali. Ogni istituzione ha creato e promosso queste nuove modalità di fruizione che sono state molto apprezzate dal pubblico. Sono convinto che alla ripresa delle attività culturali tali prodotti verranno comunque offerti in parallelo. Quest’approccio innovativo genera grandi vantaggi perché moltiplica i potenziali fruitori in tutte le parti del mondo.
Durante l’anno appena terminato, con l’economia praticamente ferma o molto rallentata, la città ha dovuto registrare minori entrate. Si pensi solo all’affitto di strutture come il LAC, il Centro esposizioni, il Palacongressi o il condono (o riduzione) del pagamento degli affitti dei propri inquilini commerciali. Meno introiti sostanziali a fronte di maggiori uscite per sostenere l’economia locale. Vi saranno tagli anche alla cultura e allo sport – per restare al suo Dicastero – che potrebbero essere viste come attività non indispensabili rispetto ad altri servizi?
Per il Comune è un momento molto duro. A minori entrate in tutti i comparti si contrappongono nuove uscite per sostenere le numerose attività economiche sul territorio. Malgrado questo nel preventivo 2021il Municipio si è impegnato a mantenere le stesse risorse e parametri di spesa dell’anno precedente per ogni Dicastero. Ciò è rallegrante e scongiura tagli indiscriminati in Dicasteri più sensibili.
Sarebbe un grave errore effettuare tagli di spesa alla cultura, allo sport e agli eventi, tre settori che hanno dimostrato la loro essenzialità durante gli ultimi mesi. Dal creare benessere fisico e mentale al facilitare momenti di aggregazione fra la popolazione. Non si può rinunciare a queste attività a livello sociale.
Il polo fieristico al Campo Marzio e quello sportivo a Cornaredo sono i tasselli fondamentali del futuro sviluppo della città, che si potranno realizzare solo con una formula di partenariato pubblico-privato. Quale dei due dovrebbe fungere da motore per l’altro e subiranno una battuta d’arresto, considerando la situazione economica anticiclica attuale?
Sarebbe un grave errore frenare questi due progetti basilari per la città. In un momento in cui la situazione economica generale è difficile, l’ente pubblico deve continuare ad investire proprio in funzione anticiclica.
Con un debito pubblico preoccupante l’unica strada percorribile per realizzare questi progetti è quella del partenariato pubblico-privato. Da una parte la città ottiene la realizzazione di opere di pubblica utilità, dall’altra il privato può ricavare utili da queste operazioni.
Il Polo sportivo e degli eventi (PSE) è un progetto essenziale poiché viene a colmare una lacuna che dura da più di 30 anni. Lugano è l’unica città svizzera a non disporre di uno stadio moderno e conforme alle disposizioni della Swiss Football League (SFL). L’attuale stadio, malgrado alcune ristrutturazioni negli anni, data 1951 e versa in pessime condizioni. Non possiamo permetterci di continuare così, per di più con una squadra, l’FC Lugano, che gioca nella massima serie svizzera (Super League).
Per non parlare poi del Palazzetto dello sport, una struttura che manca in città da almeno 40 anni. Tutte le società che giocano al coperto sono disperse sul territorio in strutture spesso inadeguate, vecchie e costose. Questa situazione frena lo sviluppo delle associazioni sportive, oltre 150 in città, attive in tutte le discipline. Una realtà così viva da far invidia a tutta la Svizzera! Il PSE creerà un importante indotto economico: dai molti dipendenti impiegati alla gestione della ristorazione, dalla fornitura di beni e servizi alla presenza di società sportive aziende nel settore.
Il Polo congressuale e turistico del Campo Marzio costituirà un altro fondamentale elemento di sviluppo economico della regione, quale impulso per i commerci, gli alberghi e gli esercizi pubblici. Lugano piace come meta di congressi e l’ha dimostrato in questi anni. Sarà importante sviluppare in parallelo adeguate strutture di accoglienza. Si potrà così estendere il turismo stagionale spalmandolo su tutto l’arco dell’anno.
Il Municipio di Lugano ha approvato il preventivo 2021, che presenta un disavanzo di oltre 20 milioni di franchi, sottolineando la necessità di mantenere un livello di investimenti elevato. Cosa sarà prioritario realizzare nei prossimi anni?
Gli investimenti da realizzare non mancano! In giacenza ve ne sono per diverse centinaia di milioni di franchi: sono la diretta conseguenza dei numerosi crediti d’investimento approvati dal Consiglio comunale in questi anni. Occorrerà iniziare a realizzare le vere priorità, cosa che il Municipio sta già facendo. Lugano riesce a sostenere investimenti per 50-60 milioni di franchi all’anno. Superata questa soglia l’autofinanziamento diventa difficile se non impossibile, e il debito pubblico aumenta di conseguenza. È quindi indispensabile trovare la quadratura del cerchio, ovvero un equilibrio ottimale fra le risorse finanziarie disponibili e le opere prioritarie da compiere.
Come valuta i rapporti tra Esecutivo e Legislativo? Qualche volta, si ha l’impressione (o, forse, qualcosa di più) che ogni campana suoni a modo suo, come quelle di Balerna, per riprendere un detto popolare.
Prima di entrare in Municipio sono stato sui banchi del legislativo cittadino per numerosi anni e ho vissuto situazioni differenti per rapporto a quella odierna. In passato esisteva un’attenzione particolare nei confronti dei progetti dell’esecutivo e la critica era riferita alla sostanza, mai denigratoria o distruttiva come oggi. Purtroppo la pandemia e il rinvio delle elezioni ha fatto si che la campagna elettorale si allungasse di un anno. Questi due anni di ricerca continua di visibilità hanno peggiorato la situazione ed acuito le tensioni e i toni, a mio parere in maniera inopportuna ed inadeguata.
I rapporti fra esecutivo e legislativo devono essere improntati alla reciproca fiducia e soprattutto al rispetto dei relativi ruoli. Il Municipio ha sempre cercato di seguire queste linee guida. Per varie ragioni il Consiglio comunale ha invece avviato una dinamica di critica ad oltranza, spesso generale e non fondata su elementi oggettivi. A mio modo di vedere questo dibattito nuoce ad un confronto politico sereno e alla fine allo sviluppo ordinato della città.
Questa tendenza si riscontra non solo a livello comunale, ma anche a livello cantonale e talvolta federale. È un filone da inserire nel più ampio contesto dello scadimento del dibattito politico generale che avviene anche a livello internazionale.
Il suo collega di partito, Michele Bertini, municipale e vicesindaco della città, ha comunicato mesi fa di non volersi ripresentare alle prossime elezioni comunali. Come ha preso questa decisione?
Sono rimasto molto sorpreso e mi dispiace per questa scelta che comunque rispetto e non giudico poiché personale e sicuramente valutata. È un peccato per la sua carriera politica e per gli sviluppi che avrebbe potuto verosimilmente avere a breve. Sono convinto che questa sua passione lo riporterà presto nell’agone politico. Il partito perde un cavallo di razza che ha fatto molto bene in questi anni di militanza nell’esecutivo cittadino, sviluppando e portando a termine diversi progetti importanti. Gli auguro tanto successo nella sua nuova veste di agente generale della Mobiliare.
Nel tempo libero lei pratica nuoto, palestra e bici. Ama le passeggiate e i viaggi. Cosa ci può dire della passione per la politica e delle sue visioni in riferimento alla nostra città?
Fin da piccolo ho sempre seguito i dibattiti politici che mi appassionavano tantissimo. Da giovane ho dato la priorità agli studi e al consolidamento di un’attività professionale che mi soddisfacesse. Ho prestato tanto servizio militare, rappresentava per me un diversivo dalla vita ordinaria ma ha profondamente forgiato il mio carattere. La politica è arrivata quasi per caso e negli anni è cresciuto dentro di me il “fuoco sacro”. Far politica è una missione, non è un lavoro. È anzitutto servire la società e la comunità in cui si vive. Dà grandi soddisfazioni quando incontri la gente soddisfatta o che ti esprime apprezzamenti sinceri. In sintesi è l’unica via per migliorare la nostra realtà e le condizioni generali di esistenza. Mi stimola molto contribuire a plasmare la città del presente e del futuro, il più vivibile e godibile possibile e a misura d’uomo. Ma ancor più concretizzare progetti che porteranno benefici alle generazioni future. Lugano è un piccolo magnifico gioiello che merita impegno totale con l’obiettivo di renderla sempre più bella!
Intervista a cura di Elena Locatelli – Versione integrale (PDF)