In queste settimane sui media vi è stato un acceso confronto sull’iniziativa denominata Ecopop. Il tema giustifica ampiamente il dibattito. Di primo acchito è però facile lasciarsi andare a giudizi di pancia, rimanendo alla superficie invece di entrare nel merito della sostanza.
Tutti sembrano ammettere, Lega compresa, che l’iniziativa possiede gravi lacune. Ma allora perché ostinarsi ad appoggiare un’iniziativa che avrà solo ripercussioni negative sul nostro attuale grado di benessere? Unicamente per dare un segnale a Berna, quando il 9 febbraio ha sancito in maniera inequivocabile la linea da seguire nei prossimi anni in materia d’immigrazione, quella dei contingenti? In realtà il 9 febbraio va in una direzione, Ecopop in un’altra. Sostenere che vi è una palese contraddizione fra le due cose è solo un eufemismo! Troppo rischioso scherzare col fuoco per poi ritrovarci a tamponare, un’altra volta, le ripercussioni di un accoglimento poco avveduto per poi fare un inutile mea culpa.

Qualche pregio Ecopop ce l’ha. Quello di far riflettere sull’utilizzo delle nostre risorse naturali e la necessità di preservarle. In realtà l’iniziativa, invece di preservare le basi naturali della vita, rischia di minare la convivenza sociale, lo sviluppo socio-economico e l’attuale grado di benessere del nostro paese e della Svizzera del futuro.

I veri nei di quest’iniziativa sono i rischi di ripiegamento su se stessi, di assistere ad una involuzione a livello di sviluppo economico e ad una regressione in numerosi settori produttivi quali quello sanitario, industriale, edilizio e delle attività tecniche. Non solo. Si è convinti che con la limitazione dell’immigrazione si risolvano tutti i mali del paese come d’incanto e si possa continuare a vivere in un paese incantato. Non si può estraniarsi dal resto del mondo e dalle dinamiche globali. Occorre piuttosto trovare giuste risposte che ci tutelino convenientemente senza danneggiarci. Questa è la vera sfida!

L’argomento della protezione ambientale è poi un vero specchietto per le allodole. Si crede di immobilizzare il paesaggio in maniera immutabile quando questo è fisiologicamente impossibile. Una conveniente tutela ambientale necessita di ben altro. Interventi puntuali ed efficaci tramite norme che incentivino il risparmio energetico, un cambiamento di mentalità maggiormente improntato alla responsabilità, piani di salvaguardia del paesaggio a livello di PR ed edilizio.

Fantasiosa anche la volontà di voler influire sulla natalità dei paesi esteri tramite la messa a disposizione di fondi ai loro governi (acquisto preservativi e pianificazione familiare). Una diminuzione delle nascite si ottiene invece, come le statistiche dimostrano, con una adeguata istruzione e con opportunità di sviluppo sociale ed economico.

L’utopia più grande è però quella di pensare di poter frenare l’incremento della popolazione su questa terra e in Svizzera in particolare. Meditiamo: 100 anni fa eravamo 3 mio e oggi siamo più che raddoppiati con 8 mio. Combattere contro la storia e l’evoluzione demografica è un’impresa impossibile e pure deleteria. Occorre pragmatismo e non autolesionismo.

Roberto Badaracco
Deputato PLR in Gran Consiglio

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